I TROPI ED IL «QUEM QUAERITIS»
Già nel 1860 il De Coussemaker1 riportava i testi
con relative trascrizioni musicali di molti drammi liturgici, ma l'avvio agli studi sull'origine
del dramma liturgico fu dato da Léon Gautier2, il quale incentrò la sua ricerca
essenzialmente sui Tropari, ovvero manoscritti liturgici che raccolgono non i canti ufficiali
del repertorio gregoriano, ma le aggiunte locali al corpus della tradizione romana; lo
studioso presentò una raccolta di tropi da vari manoscritti, ma li analizzò solo sotto
l'aspetto puramente testuale, escludendo quello musicale. I tropi sono interpolazioni o
aggiunte alle parti regolari della liturgia, o anche hymni ante vel inter
vel post interstincti secondo la definizione di un autore francese
di tropi dell'XI secolo, Adémar de Chabanne3.
Il Gautier evidenziò, fra i tanti, un tropo particolare composto
per la festa di Pasqua che gli parve il più antico, tratto dal Cod. 484 di S. Gallo:
Quem quaeritis in sepulchro, christicole?
Jesum Nazarenum crucifixum, o celicole.
Non est hic, surrexit sicut predíxerat, ite nunciate quia surrexit de sepulchro4.
L'uso dei termini Coelicolae e Christicolae così poco comuni,
poetici ed estranei alla lingua liturgica biblica, porta a pensare secondo la Berger
«che tutte le composizioni che ci hanno conservato i Quem quaeritis provengono da una
fonte unica, da uno stesso autore. [...]
1 E. De Coussemaker, Drames liturgiques du Moyen Age, texte et musique, Vatard, Rennes 1860.
2 L. Gautier, Histoire de la poésie liturgique, les tropes, Picard, Paris 1886.
3 Riportato da J. Drumbl, Drammaturgia medievale: l'origine del dramma liturgico, in «Biblioteca teatrale», n. 6/7, Bulzoni editore, Roma 1973, p. 2.
4 Mi sembra utile riportare l'analisi filologica delle parole Christicolae e Coelicolae fatto da due studiosi del dramma liturgico, il già citato Johann Drumbl e Blandine-Dominique Berger.
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